
Cambiamenti societari in vista al Como. Il presidente Massimo Nicastro lascia, ma non solo per i dubbi sul ripescaggio. E la rosa si compone, senza Adobati
QUI L’ARTICOLO IN CUI PARAGONAVAMO NICASTRO E FELLECA A DI MAIO E SALVINI
Ci sembrava strano! Ci sembrava strano che Massimo Nicastro, presidente del Como 1907, avesse deciso di disimpegnarsi solo perché non concorde col ripescaggio.
La cosa avrebbe avuto poco senso. Costruire una squadra per vincere la D è comunque dispendioso e la garanzia di successo non c’è. Rinunciando a questo ripescaggio, il rischio sarebbe stato quello di trovarsi l’estate prossima nella medesima situazione, avendo però buttato via un anno, e magari senza nemmeno l’opportunità di essere ripescati. Non c’è dubbio, tentare la carta del ripescaggio immediato è la scelta migliore. Tanto è vero che tutte le squadre che ne hanno titolo (Prato, Cavese, Imolese) hanno intenzione di provare il salto di categoria, nonostante gli ingenti costi. E anche chi non può essere ripescato, avrebbe voluto (Taranto, Santarcangelo e non solo).
Ma l’obiezione di Nicastro non è: “Il ripescaggio non conviene”. Bensì: “Prima di spendere per il ripescaggio bisognerebbe ripianare le perdite e dare stabilità alla società rimpinguando il capitale sociale”. Un discorso ben diverso, che sottolinea quanto le possibilità economiche della proprietà non siano infinite e, dunque, entrambe le cose non si possano fare. Sorgono quindi delle domande: perché sbandierare obiettivi tipo la risalita in Serie B quando non si hanno sufficienti possibilità economiche? Ma soprattutto, con quali certezze economiche il Como – targato Felleca, probabilmente – si approccia al futuro? C’è il rischio che le ingenti spese per il ripescaggio facciano saltare per aria la società oppure i timori di Massimo Nicastro sono infondati?
La tifoseria aspetta risposte ma, nel frattempo, è giusto che dimostri gratitudine a una proprietà che ha messo parecchi soldi la scorsa stagione e che è pronta a fare un grosso e costoso regalo alla città. Un regalo con la C maiuscola.
Un PS: Nicastro non ha mai gradito alcune cadute di stile della sua società. Multe, squalifiche, mescolanze di ruoli, schiamazzi e simili non sono nel suo stile. E la sensazione è che nel suo malumore abbia inciso anche questo.
Passiamo al settore tecnico. La buona notizia – grandi meriti di Ninni Corda – è che la rosa che partirà per il ritiro di Arona non sarà scarna. Kucich aspetta la sentenza del Parma: se i ducali rimarranno in A, lo metteranno sotto contratto per poi mandarlo in prestito al Como; in caso di B invece potrebbe saltare tutto. In difesa ci saranno Anelli e la new entry Di Maio, esterni Di Jenno, De Nuzzo e Loreto. Mediana con Gentile, Bovolon, Buono, Cicconi, La Camera; in avanti l’altra faccia nuova Duguet con Gobbi, Fusi e Gabrielloni. E sono probabili nuovi arrivi nelle prossime ore. Compreso quello del nuovo mister, in pole Sandro Pochesci (ex Ternana).
Certo è, però, che non tutti i giocatori riconfermati hanno fatto la differenza in D. Riusciranno a farla in C?
Piuttosto incomprensibile la mancata riconferma di Adobati. Lui sì che in D si era distinto: perché non riconfermarlo? Di sicuro la questione è tecnica e non economica, visto che il difensore 30enne si era detto disposto a ridursi l’ingaggio.







Finalmente un’articolo che dice come stanno veramente le cose, senza speculare su titoloni ad effetto. Purtroppo il calcio di oggi ha imparato a convivere con i problemi economici, dalla serie A alla serie C, ogni anno i fallimenti si susseguono. Non possiamo che sperare nel ripescaggio per rilanciarci nel calcio professionistico. I paperon de Paperoni sono finiti e chi prende una squadra di calcio non può permettersi di sbagliare … Comunque dover impegnare 1 milione di € per giocare un campionato di serie C è una cosa assurda…
mai tranquilli…