
Ai microfoni di Wincantu.it il preparatore della Pallacanestro Cantù Oscar Pedretti fa il punto sul lavoro atletico, raccontando anche qualche aneddoto.
C’è un momento dell’anno, quello che va dal giorno del raduno fino all’esordio in campionato, in cui la figura del preparatore atletico passa magicamente da dietro le quinte a sotto i riflettori. Non fa eccezione Oscar Pedretti, preparatore della Pallacanestro Cantù, che scherza divertito sull’interesse della stampa verso il suo lavoro: “faccio più interviste in questo periodo che in tutto il resto della stagione”. Tuttavia il ruolo di Oscar Pedretti non è solo quello di preparare i giocatori alle prime partite di campionato, ma aiutarli a mantenerla per tutta la stagione. C’è poi un altro compito, meno pragmatico e più scaramantico, un rituale fisso il giorno prima di ogni partita: l’1 contro 1 con il team manager Diego Fumagalli.
Chi vince queste famose sfide con Diego Fumagalli, riprese sui social anche dai giocatori?
Per ora le ho sempre vinte. Prima di ogni partita, ormai per scaramanzia, io e Diego facciamo questa “pagliacciata” in cui riusciamo a renderci più ridicoli di quello che già siamo. Diego continua a dire che il suo handicap è quello della preparazione atletica, per cui io sono avvantaggiato. Io la vedo un po’ come una scusa in realtà.
A proposito di preparazione atletica e forma fisica, come stanno i giocatori? Gerry Blakes ha recuperato dal lieve infortunio alla caviglia che lo ha tenuto fuori nella partita contro Massagno?
Blakes oggi ha fatto allenamenti tranquillamente. In questi giorni in cui non poteva allenarsi a pieno ritmo era davvero come un leone in gabbia. Lui è uno che ha una voglia matta, adora giocare e soffre a stare fuori. Ieri era davvero al limite della sopportazione e ha provato a fare qualcosa, oggi ha retto tutto l’allenamento. Udanoh ha qualche problema al ginocchio e lo stiamo tenendo sotto osservazione. Probabilmente si porta dietro qualcosa dagli anni precedenti.
Più in generale invece, a che punto è la squadra con la preparazione?
Siamo sulla buona strada. Il vantaggio è che sono arrivati tutti in buone condizioni, dopo aver lavorato in estate con i rispettivi preparatori, con cui c’è molta collaborazione, con cui siamo in contatto, quindi sappiamo come hanno lavorato. Il rapporto con i colleghi, soprattutto in Italia, è ottimo e questo facilità di molto le cose quando arrivano giocatori nuovi.

Hai notato differenze dal punto di vista atletico rispetto alle stagioni passate?
La squadra quest’anno è molto giovane, basta pensare che il più vecchio è Tavernari che è dell’87, il che è un vantaggio. Pur avendo i feedback dagli altri preparatori il primo giorno si parte sempre cauti, invece questo gruppo già dal secondo giorno è riuscito a spingere. Poi con l’arrivo del coach, che è molto energico e presente sul campo, anche gli allenamenti sono intensi. Non lunghi, ma sempre tosti, e qui si vede anche la scuola italiana di maestri come Ettore Messina e Lele Molin. 1 ora e mezza ma sempre al massimo dell’intensità.
Avendo giocatori con diversa corporatura, varia anche il tipo di esercizi e di preparazione a cui vengono sottoposti i singoli giocatori?
In questo periodo non hanno programmi individuali se non la parte di pesistica e attivazione, che si basano sui test di inizio anno e in cui ognuno ha esercizi personalizzati, o in caso di infortuni e acciacchi vari. L’unico ad aver avuto un lavoro diverso è stato Tavernari che pur essendo stato seguito in estate da un nutrizionista e da un preparatore fisico è arrivato leggermente sovrappeso. Jonathan ha sempre fatto del lavoro extra per recuperare la forma ottimale per interpretare i due ruoli di ala che il coach gli richiede.
Quest’anno la stagione comincia prima per via dei preliminari di Champions League: cambia il modo di prepararsi in questo caso?
In realtà dal punto di vista del lavoro no. Cambia la data del ritiro, che viene anticipata. La cosa più importante però non è essere pronti dal punto di vista fisico ma essere in sintonia con i dettami tattici del coach. Per questo serve abbastanza tempo per conoscersi e capire la filosofia dell’allenatore.

Avendo iniziato la stagione prima e avendo un doppio impegno da gestire, pensi che la squadra possa avere un calo fisiologico a metà stagione?
Che ci siano dei cali è fisiologico, ma programmiamo il lavoro in modo da poter essere sempre almeno all’80-90%, poi meglio anche al 100%. Negli sport di questo tipo bisogna fare in modo di essere in buona condizione in ogni periodo dell’anno.
Nel tuo ruolo puoi seguire da vicino la squadra. Hai qualche aneddoto curioso sul ritiro che puoi raccontarci?
Omar Calhoun è un manuale di pesistica. Arriva da UConn, ottima università, e si vede, sia come approccio, molto professionale, sia per gli esercizi. Bravissimo ad adattarsi anche agli esercizi che non ha mai fatto. Udanoh ha una tecnica di corsa esemplare che mi ha sorpreso. Una curiosità sul capitano è che è da poco diventato vegano, il che crea qualche problema quando si programmano i menù delle trasferte o del ritiro. Tuttavia mentre per la carne non transige, per il formaggio fa ancora qualche eccezione, infatti ha potuto assaggiare anche piatti tipici del posto come i pizzoccheri e gli gnocchi alla chiavennasca. Penso li abbia anche apprezzati perchè altrimenti avrebbe dovuto fronteggiare il proprietario dell’hotel, ex pugile, in un duro scontro. Deve tenere molto alla sua cucina, infatti a me riempiva il piatto di qualsiasi cosa e Kirill ha iniziato a chiamarmi “il ghiottone”.
La vera sorpresa però, ci dice Oscar Pedretti, è Evgeny Pashutin
Con lui c’è piena condivisione e pieno confronto. È molto aperto anche alle novità e a momenti più ludici-goliardici per cementare il gruppo. A esempio quando siamo andati qui in piscina a fare una seduta defaticante, che può risultare noiosa, alla mia proposta di fare una breve partita di pallanuoto è stato talmente d’accordo che aveva già fatto le squadre prima che finissi di parlare. Stessa cosa per brevi sfide a calcio o a football americano a Chiavenna come premio per i ragazzi che, forse aiutati dalla magnifica cornice, ci hanno dato davvero dentro. A football tra l’altro ha giocato pure Diego Fumagalli e abbiamo temuto per la sua incolumità, ma anche per quella dei giocatori. Sempre parlando del coach, ieri mi ha mandato un messaggio con un un video de “L’italiano” di Toto Cutugno. Simpatico e ironico fuori e davvero energico in campo.






Speriamo che per il ginocchio di Udanho sia solo un problema momentaneo e non un peso per il resto della stagione.