Stadio Sinigaglia, ormai sei una prigione. Anche per il giornalista

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Frequentare lo stadio Sinigaglia e seguire il Como sta diventando una faticaccia. Sia per i tifosi, ingabbiati nella propria passione, sia per chi scrive

Stavolta scrivo in prima persona singolare. Come fanno solo i redattori molto bravi e quelli molto scarsi. E vi racconto di quanto fare informazione sul Como stia diventando sempre meno piacevole, di pari passo col disagio che provano i tifosi.

Qualche piccola-grande sfida c’è sempre stata, a dir la verità. Tipo il dover fare 700m andata-ritorno a piedi col pc a tracolla, da dove si trova parcheggio fino alla biglietteria, sperando non diluvi (un pensiero va ai colleghi fotografi che hanno attrezzi più pesanti dei miei). C’è l’alternativa del parcheggio attorno allo stadio Sinigaglia, aperto ma a pagamento, solo in D e chiuso in partite pericolosissime tipo quella che ha portato sul Lario i sette agguerriti tifosi della Varesina. Oppure il dover battere a computer in una tribuna stampa esposta a quel vento lacustre invernale che i tifosi conoscono bene. E altre robette del genere che “non è il massimo ma ci si abitua”.

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I sette tifosi della Varesina (foto Etv)

C’è poi il lato sportivo. Ripenso a quel coro della Curva che auspica un’apparizione in A prima della nostra vecchiaia. Ma parliamoci chiaro, dal fallimento post-Preziosi in poi non c’è mai stata la sensazione che il Como potesse tornare agli antichi fasti. Un entusiasmo tolto sia ai tifosi che al giornalista. Il quale spera sempre che la squadra che segue possa risalire le categorie, o per tifo o perlomeno per soddisfazione professionale. Nel nostro caso, vedere anche solo la B nel prossimo decennio sarebbe già un miracolo. Ma personalmente, spinto dalla voglia di raccontare il Como ai tifosi e di dare visibilità a questa storica realtà cittadina, sono sempre andato avanti a prescindere dalla categoria.

Ora il contesto sta diventando spossante, sfibrante, da far cascare le braccia. Sia per chi scrive, sia per chi legge.

Il bando come lo specchietto e Landriscina come l’allodola, il ripescaggio annunciato e non conseguito, le fideiussioni mancanti, i ricorsi, il secondo anno consecutivo di D, figuracce “strane” tipo Carate o Seregno, l’allenatore telecomandato dalla tribuna ad alti decibel, la rosa che al momento (20 agosto) non c’è, la società che annuncia le nuove cariche prima ancora di redistribuire le quote, gli insulti sui social, il neopresidente che invita i tifosi a cambiare squadra, la campagna abbonamenti che – per quanto sopra – si preannuncia la meno sostenuta di sempre, l’amichevole casualmente a porte chiuse sospesa per rissa. Scrivere di queste cose è dura, ve lo garantisco. Ogni volta ho l’impressione di dare una coltellata al cuore a me stesso e ai veri tifosi.

Sciarpata della Curva

La prossima stagione alcuni di loro diserteranno lo stadio Sinigaglia. Altri ci andranno, più perché imprigionati nella loro passione (parola che in questo caso assume il significato di “sofferenza”, più che altro) o per stare in compagnia con gli amici di sempre. E se pensiamo che il calcio dovrebbe essere un piacere, un divertimento, un modo domenicale per evadere dalla routine, converrete che la cosa è abbastanza triste.

L’unico happy end che mi sovviene per questo articolo un po’ strano ci rimanda al Tar. La speranza, flebilissima, è che il tribunale metta una toppa con la C maiuscola a questa situazione altrimenti deprimente.

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Alessio Lamanna
Già da bambino sognavo di far parte del mondo del giornalismo calcistico. Missione compiuta: dal post-diploma ad oggi, non ho mai smesso di scrivere di Serie C, con un occhio sempre sul Como, mia squadra del cuore. Un privilegio che amo mettere al servizio dei lettori.

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