
Il Como disastroso visto a Carate getta grandi ombre sul lavoro dello staff tecnico. Carenze tattiche, di gioco e soprattutto una fragilità nei momenti importanti non da squadra di Ninni Corda
Non ci siamo ancora ripresi. Per nulla. Da quella quarantina di minuti, gli ultimi, in cui un gol del Como sarebbe valso la promozione diretta in Serie C. Secondo dopo secondo, il sogno è scivolato via insieme alle stentate e sterili azioni offensive lariane (rileggi qui la cronaca e le pagelle).
Senz’altro una delle delusioni – sul campo – più grandi del nuovo millennio per un Como che oggi, nel prepararsi al playoff con la Pro Sesto (domenica ore 16 al Sinigaglia), si lecca le ferite. Inevitabile cercare di capire i “perché” di un flop che ha lasciato tutti sbigottiti.
Ieri, negli studi di CiaoComo, Ninni Corda ha chiesto scusa ai tifosi. E ha fatto bene. Perché sono evidentissime le colpe dello staff tecnico. Disfunzioni viste per buona parte della stagione e culminate nel disastro di domenica.
CARENZE DI GIOCO E TATTICHE – Da una squadra “cordiana” non ci aspettiamo lo spettacolo, i fraseggi e i colpi di tacco. Però vediamo lo stesso copione da un anno: azioni offensive monotone, nessuna sovrapposizione, nessuna triangolazione, esterni che non salgono mai (e nel 3-5-2 dovrebbe essere essenziale). Il quinto attacco del girone: troppo poco, vista la rosa.

TEMPERAMENTO – E’ il punto-chiave. Perché se è vero che il poco spettacolo era preventivabile, è altrettanto vero che le squadre di Corda sono note per la spiccata intensità, la grinta, la fisicità, la personalità, la voglia di arrivare prima sul pallone. Soprattutto, la capacità di vincere le partite decisive, in un modo o nell’altro. In questo senso, quest’anno Ninni Corda ha fallito: nei due match-point, Como-Gozzano e Caratese-Como, non si è visto nulla di quanto elencato. Anzi, l’agonismo si è trasformato in nervosismo il 15 aprile e in afflosciamento a Carate.
COMUNICAZIONE – Settimana scorsa sia Roberto Felleca che Ninni Corda hanno definito a più riprese “già chiuso” il campionato. Felleca ad ETV ha detto che era una considerazione razionale, invece Corda l’ha definita “una strategia” per indurre il Gozzano a sottovalutare l’impegno. Chi scrive, ironicamente, pensa abbia ragione Ninni: la strategia ha funzionato talmente bene che, oltre a far credere alla capolista di avere già vinto, ha fatto credere ai biancoblu di avere già perso. La squadra ha infatti approcciato la Caratese in modo desolante.
Per non parlare delle formazioni continuamente cambiate (non c’è praticamente mai stato un undici di riferimento) e dei giocatori spesso fuori ruolo (Molino davanti alla difesa e Bovolon esterno, per citare gli esempi più eclatanti).
ANDREUCCI – Ovviamente nel calderone finisce anche lui. Che ha le sue responsabilità: spesso è sovrastato da Ninni Corda, ma è lui che dirige gli allenamenti. Avrebbe potuto e dovuto incidere di più, dando tranquillità ed equilibrio. Invece la sua mano non si è vista e per il secondo anno di fila arriva secondo in Serie D.

GIOCATORI – Ovviamente anche loro hanno una buona dose di colpa. Ma quando si perde malamente una battaglia campale, la responsabilità principale è dei generali, non dei soldati.
Certo, con un gol in più a Carate questo articolo non sarebbe mai stato scritto. E forse nemmeno con una vittoria del Gozzano contro l’Arconatese. Lo ammettiamo. Ma non è incoerenza giornalistica. È che spesso il modo in cui arrivano i risultati è importante tanto quanto il risultato stesso. Quanto accaduto domenica non può essere considerato normale: un enorme danno sportivo ed economico (a proposito, niente teorie strane: se la società non volesse salire e spendere, Felleca sarebbe stato più vago sul discorso ripescaggio…).
Che rende sacrosanta una critica anche a figure simpatiche alla piazza. Il cui ruolo, a questo punto, va ben valutato. Perché è vero, bisogna ricordare da dove si è partiti in estate. Ma è anche vero che il campionato è stato perso nell’ultimo mese (soprattutto domenica), non a settembre né ad ottobre.
Ora si guarda avanti. Ci sono due partite da vincere, per portare a casa un playoff che sarebbe meritato tanto quanto la promozione del Gozzano. E per sperare in un ripescaggio che movimenterà l’estate di tutti noi.






Felleca non sarà stato vago sul ripescaggio ma se con la pro sesto si mette in campo un’altra formazione cervellotica (magari viene anche riproposto anelli in difesa…) e si fa un’altra partita come Carate, il discorso si chiude già domenica.
Per il resto, squadra spesso isterica con un unico schema di gioco, i lanci lunghi dei difensori verso gli attaccanti.