
Il presidente del Como 1907, Massimo Nicastro, torna a parlare dopo il caos del mancato ripescaggio. Tra risposte sul passato e prospettive future
Massimo Nicastro, al telefono da Miami, ai microfoni di Wincantu.it. Iniziamo facendo un passo indietro. Si è pentito di aver comprato il Como?
“No, non bastano visioni diverse col mio socio per farmi pentire di un investimento. C’è massimo rispetto e amicizia tra noi, semplicemente abbiamo priorità diverse e io mi sono adattato alla sua: lui vedeva la necessità di salire subito in Serie C mentre io no. Ritenevo fosse meglio ripianare prima le perdite. Forse perché non sono un uomo di calcio“.
“Massimo Nicastro ha messo molti più soldi rispetto a Felleca”, dicono i maligni. E’ così oppure avete davvero diviso le spese al 50%-50%?
“Sostanzialmente abbiamo diviso le spese a metà, forse io ho messo qualche decina di migliaia di euro in più che comunque Roberto avrebbe rimesso. Poca roba“.
Lei si è pubblicamente esposto contro il ripescaggio, definendolo troppo costoso. Però fare una squadra per vincere la D è forse altrettanto costoso.
“Secondo me basterebbe aggiungere pochi giocatori alla base dell’anno scorso, che è arrivata a un punto dalla vittoria del campionato. Avremmo anche un anno d’esperienza in più come società. E se per vincere la D non fossero stati sufficienti i nostri soldi avremmo potuto allargare la compagine societaria“.
Felleca non ha trovato alcuna fideiussione nonostante avesse liquidità. Perché secondo lei? E’ davvero colpa del fatto che, risiedendo lei all’estero, le banche non consideravano i suoi beni come garanzie valide?
“Probabilmente, non lo so. Non me ne occupavo io e in America le fideiussioni non si usano. Comunque io, nonostante non fossi d’accordo, ho dato tutto il mio appoggio mettendo 250mila euro. Felleca ne ha messi altri 250mila: totale 500mila, di cui 400mila per il fondo perduto e 100mila per reperire la fideiussione. So che alcune assicurazioni chiedevano che avessi beni in Italia, cosa che io non ho. A quel punto, non trovando la fideiussione Roberto ha messo i 500mila euro a titolo personale: encomiabile, anche se non ho capito perché li ha messi dopo. Forse si è fidato delle promesse dei banchieri. A questo punto se dobbiamo spendere 30mila euro per il ricorso al Tar, secondo me è meglio comprare un attaccante in più“.

Perché al momento del bando nascondeste la figura di Corda?
“All’epoca fece tutto Renzi. Corda a me fu presentato come l’allenatore della promozione e una persona ben voluta dalla piazza. In realtà alla fine né lui né noialtri siamo stati accettati dalla tifoseria, è inutile nasconderci dietro a un dito. Se fossimo in America dovremmo dimetterci tutti: io, lui e Felleca. All’inizio non sapevo che fosse squalificato e pensavo che avrebbe avuto un ruolo tipo quello di Pruzzo. Nel bando c’erano Centi, Ardito e gli altri“.
E ora che si fa?
“Ora dovrò parlare con Felleca e vedere se vuole ancora acquistare le mie quote o meno. Se le vuole per poi girarle a Verga e Bisazza, sono in vendita al prezzo già pattuito in precedenza. Se invece non vorrà più comprarle, cercherò io acquirenti sperando che a Roberto vadano bene“.

E se Felleca se ne andasse del tutto?
“A quel punto io darei una mano e potrebbero tornare in gioco quei gruppi interessati a prescindere dalla categoria, anzi, alcuni preferivano fare la D per ripartire da zero. Ovviamente bisognerebbe vedere quanto chiederebbe Felleca per le sue quote. Difficilmente prenderò io il 100%, preferirei avere soci. E altrettanto difficilmente io e Roberto rimarremo al 50%-50%“.






praticamente ammette che con loro non vuole rimanere……