
Inizio shock per i lariani, ultimi e senza successi dopo sette turni. Ecco i motivi che potrebbero aver penalizzato il Como 1907.
Sono passati quasi due mesi di distanza dal bellissimo esordio, quantomeno a livello di gioco, contro il Cagliari. E oggi l’intero ambiente azzurro si ritrova catapultato in una posizione di classifica che mai avrebbe immaginato dopo la scintillante prestazione contro i rossoblu. In coda e per giunta in solitaria con soltanto tre punti conquistati, per quello che di fatto è stato un avvio stagionale addirittura peggiore di quello nel 2015/16, annata che coincise con la mesta retrocessione in C in ultima posizione. Ai tempi, con lo stesso numero di giornate, i lariani erano penultimi con cinque punti.
Ma quali potrebbero essere le ragioni di questa, ci auguriamo temporanea, debacle? Seppur in un torneo super competitivo come il 2022/23 individuare le candidate a retrocedere sia impresa ardua (però qualche presentimento su Modena, Perugia e forse anche sul Venezia inizieremmo ad averlo…), l’attuale posizione dei comaschi pare poco comprensibile. Starà a Moreno Longo provare a raddrizzare la baracca, fortunatamente di tempo ce n’è ancora a sufficienza. A lui l’onere di risolvere le questioni tecnico-tattiche. Noi invece abbiamo provato a individuare quattro questioni, a nostro modesto parere centrali, che potrebbero complicare il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Gattuso si o Gattuso no?
Per comprendere meglio il momento che sta attraversando il Como 1907, è doveroso però fare prima un bel passo indietro. Non di giorni, non di settimane ma di mesi. La primavera è scattata da poco, la formazione di Giacomo Gattuso è già abbondantemente salva tuttavia si inizia già a ragionare sul suo futuro. Risultati alla mano, a nostro avviso, non ci sarebbe nulla da obiettare (qualche dubbio sul gioco invece si). Riconferma meritata. Eppure la dirigenza decide di ragionarci sopra un po’ di tempo, nonostante pregi e difetti fossero ben noti. Avendoli toccati con mano per due stagioni.
Jack è una bandiera, uno che dà il 120% per questi colori. E ciò, paradossalmente, può essere anche un limite. Dal 2020 a oggi purtroppo lo abbiamo visto più di una volta prendersi una pausa. Il viscerale amore per questo club, il desiderio puro e genuino di non voler mai deludere i propri tifosi gli avevano già fatto brutti scherzi. Dinamiche di cui bisognava tenerne conto, specialmente quando si iniziava seppur timidamente a ragionare di grande salto nel giro di pochi anni. Aggiungiamoci pure l’ingaggio di una stella come Fàbregas, attratto anche dalla possibilità di coltivare la carriera d’allenatore in un prossimo futuro. Insomma, senza volerlo la serenità dell’ormai ex allenatore potrebbe essersi offuscata, sfociando nella situazione che tutti sappiamo. Conferma si ma non a queste condizioni.
Il cambio non istantaneo della guida tecnica
Sia chiaro, un avvittamento che si è venuto a creare in maniera del tutto naturale, involontariamente. Prova ne è che la società ha provato ad aspettarlo per alcune settimane, mostrandosi in tutta la sua signorilità. Quante piazze, con problematiche di salute del genere, avrebbero fatto ugualmente? Poche, se non nessuna, in un mondo frenetico come quello del calcio italiano del tutto e subito, nel quale le attese non sono ammesse.

Eppure, questo approccio si è dimostrato controproducente. La squadra ha smarrito quasi fin da subito la propria via, involvendosi a livello tecnico-tattico. Cinque partite sotto la gestione Guidetti-Bircham che non hanno portato gli effetti desiderati. Quattrocentocinquanta minuti in cui il processo di crescita, già latente (i non troppo esaltanti test estivi e la Coppa Italia ne sono una dimostrazione), si è bloccato. Andando a sprecare un prezioso tesoretto di tre incontri casalinghi in cui è arrivato soltanto un pareggio. A nostro avviso, come meccanismi di gioco, all’alba della prima giornata di campionato il Como 1907 era la squadra più indietro di tutte e lo è ancora dopo sette turni. Il gap da colmare non è poco. Buon lavoro Longo.
Como 1907 sulla bocca di tutti, il boomerang della risonanza mediatica
Un mercato con alcuni nomi importanti per la B, la clamorosa operazione Cesc Fàbregas, l’aggiunta di un socio come Thierry Henry. Tutte operazioni che hanno permesso al club di viale Sinigaglia di figurare su molti importanti media non solo a livello nazionale ma anche internazionale. Mai come in questo periodo si è probabilmente parlato della squadra cittadina lariana nel mondo. Non certamente una mossa sbagliata, anzi. In un calcio che ha cambiato decisamente pelle rispetto ai decenni precedenti, ci vuole anche tutto ciò.
Eppure, come in ogni cosa, esiste anche l’altra faccia della medaglia. Con l’attenzione spesso incentrata al di fuori del rettangolo di gioco, un po’ della giusta e necessaria concentrazione sul rettangolo di gioco potrebbe essere andata a farsi benedire. A tal proposito, inusualissima alle nostre latitudini una conferenza stampa come quella dell’ex campione del Mondo Thierry Henry pochissime ore prima della sfida contro il Brescia. Un derby andato male per punteggio e, che se ne dica in giro, anche per prestazione. E non è tutto: contro una società che annovera personaggi del genere, con una proprietà fra le più ricche del globo e con l’intento di centrare nel giro di qualche anno la massima serie, vuoi che gli avversari non facciano di tutto per fare bella figura?
Allestimento del centrocampo, il cuore di una squadra
Dati alla mano quella comasca è la peggiore difesa del torneo e soltanto il quartultimo attacco. Due reparti che non stanno rendendo a dovere, ma in verità quello che staziona fra di essi non è che vada tanto meglio. Si sa, il centrocampo è il motore vitale di qualsiasi formazione e buona parte delle prestazioni collettive passano proprio da qua. Diversi gli innesti di qualità voluti dal duo Ludi-Wise: in primis ovviamente Cesc Fàbregas e Daniele Baselli, ma anche Paolo Faragò. Insieme a Tommaso Arrigoni, gli azzurri hanno a disposizione interpreti certamente dai piedi buoni.
Ma in una B ad alto tasso atletico e agonistico, un centrocampo squisitamente tecnico e celebrale non è sufficiente. Servono anche buoni polmoni, gambe e garra, elementi in grado di incidere in fase di copertura e interdizione. Cose che il trio sopracitato di neo acquisti possono garantire in maniera limitata, anche a causa di recenti pregressi infortuni. Insomma, in questo momento pesa tantissimo l’assenza di Alessandro Bellemo, che si sta rivelando (semmai ce ne fosse stato bisogno) insostituibile. Forse non è un caso che una volta infortunatosi il capitano (mai perso con lui in campo nelle prime due), si siano raccolti quattro ko su cinque incontri. Un altro elemento se non delle stesse caratteristiche quantomeno simili servirebbe come il pane in questa rosa.





