
In esclusiva ai microfoni di Wincantu.it il numero 3 biancoblu Randy Culpepper, tra i migliori giocatori del campionato. Ci parla di Miners, di lotta playoff e altro ancora.
Ci ha fatti un po’ penare. La corsa per arrivare a lui è stata lunga, perché fondamentalmente a Randy Culpepper queste cose non piacciono. Non ama rilasciare dichiarazioni alla stampa, preferisce parlare sul campo, con le sue giocate e con il suo corpo, sempre molto espressivo. L’ha intervistato SportWeek, grazie al suo prestigio, ma non molti altri ci sono riusciti. Ha deciso di dedicarci un po’ del suo tempo per parlare della sua stagione e del rush finale che attende la Red October Cantù. Una piacevole chiacchierata alla scoperta del numero 3 biancoblu: quarto per punti segnati in stagione con 17,5 a partita, terzo per falli subiti (5) e primo per recuperi (1,8) e valutazione (18,5). Una vera stella del nostro campionato.
Ciao Randy, prima di tutto, come stai? Come prosegue il recupero dall’infortunio al dito? Ti limita ancora?
Sto bene, grazie per avermelo chiesto. Il mio dito, da quello che mi dice lo staff medico, sta guarendo nel modo più corretto possibile. Ho ancora un po’ di dolore, ma con il passare del tempo e con le terapie giuste starò sicuramente meglio.
Volevo partire da una curiosità personale. Hai giocato per i gloriosi Miners che negli anni ’60 hanno vinto un titolo NCAA molto importante per fare strada agli afroamericani in questo sport. Quali emozioni hai provato vestendo quella maglia?
Per me è stato un onore giocare per un’università che ha fatto la storia in maniera così incredibile, vincendo un campionato nazionale con 5 afroamericani in quintetto, in un’epoca davvero difficile per la mia gente. Per non parlare del fatto che tuttora siamo l’unica scuola nello stato del Texas ad aver vinto un campionato nazionale.

Da professionista hai poi girato l’Europa: Ucraina, Russia, Francia, Turchia e ora Italia. Come ti trovi qui e cosa ne pensi del livello della nostra pallacanestro?
Il basket europeo, in generale, è fantastico e di alto livello. Non ho avuto la possibilità di giocare nell’NBA, ma sono felice di continuare a fare ciò che amo fare qui, ovvero giocare a basket.
Avresti già potuto approdare a Cantù a fine 2015, poi scegliesti il Besiktas. Cosa ti ha spinto invece a firmare per Cantù in questa occasione?
Volevo giocare in un paese ed in un campionato dove non ero mai stato, in Italia appunto. Il proprietario e lo staff tecnico hanno poi avuto un ruolo importante nella mia scelta definitiva.
In questa stagione hai avuto il merito, insieme ai tuoi compagni, di riavvicinare i canturini alla squadra. In particolare la gente si è innamorata di te quando tra novembre e dicembre, dopo le prime difficoltà, hai infilato una serie di 5 partite sopra i 25 punti. Cos’è scattato dentro di te in quelle 5 partite?
Non penso di aver avuto difficoltà nelle prime partite che ho giocato, poi certo, sicuramente la situazione è migliorata notevolmente nei mesi di novembre e dicembre. È stato un periodo davvero incredibile. Ma il basket è così: a volte va tutto benissimo, altre volte meno. Cercare di fare del mio meglio e di vincere le partite fa parte del mio lavoro.
Parlando di tifosi canturini, ti vediamo spesso incitarli e gioire con loro, come nel finale della partita di domenica. Cosa ne pensi del calore e del supporto che offrono alla squadra?
Il supporto dei tifosi è sempre stato fantastico. Domenica contro Torino abbiamo faticato nei primi tre quarti, ma loro non hanno mai smesso di crederci. Ci hanno coperto le spalle per l’intera partita e ci hanno aiutato tantissimo a recuperarla prima ed a vincerla poi.

A questo punto proviamo a intavolare un discorso sulla Coppa Italia, sulle difficoltà dell’essere costretti guardare la squadra dalla panchina quando ci si gioca un trofeo importante, ma Randy, come detto, preferisce parlare giocando, così come preferisce parlare di quando gioca. Non ci sorprenderemmo dunque di vederlo provare a superare i propri limiti per aiutare la squadra nel rush finale, per centrare i playoff e rincorrere un nuovo trofeo, da protagonista E a proposito di playoff…
Coach Sodini dopo Torino ha parlato per la prima volta di playoff. Qual è la ricetta per centrare questo traguardo?
Il segreto? Dobbiamo soltanto continuare a fare quello che stiamo facendo, senza incepparci. Siamo sulla strada giusta, ne sono sicuro. Continuiamo così e riusciremo a toglierci delle soddisfazioni.
A proposito di soddisfazioni, si è fatto spesso il tuo nome per il premio di MVP…
Sinceramente non ci penso. La pallacanestro è un gioco di squadra, conta solo vincere e cercare di andare ai playoff. A me basta questo.
Un Randy Culpepper maturo e determinato, insomma. La battaglia nelle prossime 7 partite avrà di certo in lui uno dei suoi guerrieri.






