
Ai microfoni di Wincantu.it Francesco Quaglia ripercorre le ultime 2 stagioni e parla del suo ritorno a Cantù, una piazza storica a cui non si può dire no.
Non è sicuramente il giocatore di maggior talento del roster biancoblu, ma Francesco Quaglia è sicuramente un grande professionista e lavoratore. Anche la nostra intervista si svolge dunque in un periodo di allenamenti individuali che il lungo di Firenze, tornato a Cantù dopo un anno in A2 a Tortona, sostiene per arrivare pronto al raduno e iniziare fin da subito a guadagnarsi la fiducia di coach Pashutin.
Partiamo proprio da qui allora, chiedendogli dei suoi allenamenti, di come procedono e dei fondamentali su cui sta lavorando.
Sto facendo un po’ quello che faccio tutte le estati. Sto lavorando in palestra con un mio amico preparatore che segue la parte fisica, mentre sul campo lavoro sui fondamentali che uso di più, soprattutto post basso. L’obiettivo è quello di mantenere la forma fisica e la confidenza con la palla per arrivare pronti all’inizio della preparazione.
Si tratta per te della seconda volta a Cantù: cosa ti ha convinto a scegliere di nuovo questa maglia?
Prima di tutto Cantù è una piazza storica e quando ricevi una chiamata da questa società è difficile dire di no. Poi perchè la mia prima esperienza è stata molto positiva. Ho imparato tanto sia dai momenti difficili che da quelli più belli.
Tra i momenti belli ne ricordi uno in particolare?
Ce ne sono diversi. A livello di squadra tornare a vincere dopo un periodo molto duro è stata la sensazione più bella. Individualmente invece ricordo quando ho iniziato a giocare, nella seconda metà di stagione, vedendo ripagato il lavoro fatto in palestra.
Fu effettivamente un’annata complicata, al di sotto delle aspettative e con tre allenatori diversi alla guida. Quanto è stato difficile adattarsi a questi cambiamenti in breve tempo?
Non avere continuità a livello di allenatori non è semplicissimo, però due anni fa avevamo un ottimo gruppo, capace di rimanere compatto in queste situazioni. Purtroppo sul campo non abbiamo raccolto tanto quanto avremmo meritato e non saprei spiegarne il motivo. Certo adattarsi a tre filosofie differenti nel giro di otto mesi non è facile, ma alla fine abbiamo agguantato la salvezza con tre giornate d’anticipo, abbiamo raggiunto l’obiettivo minimo ed è questo che conta.
Hai parlato di filosofie differenti. Ci presenti brevemente i tre allenatori?
Con Kurtinaitis lavoravamo tantissimo in palestra, era un allenatore molto esigente. Kirill (Bolshakov) ha snellito un po’ il lavoro in palestra, mentre Charlie (Recalcati) non ha bisogno di presentazioni, visto quello che ha fatto in Italia. Io Ho avuto un buon rapporto con tutti e tre gli allenatori. Bolshakov mi ha dato per primo fiducia facendomi giocare qualche minuto e poi con Recalcati ho avuto un buon minutaggio.

Rimanendo in tema di allenatori, hai già avuto modo di parlare con Pashutin?
No, non ancora. Ho parlato con Brienza che mi ha spiegato un po’ quella che sarà la squadra a livello tecnico e come andremo a lavorare.
Hai comunque in mente quello che sarà il tuo ruolo? Cosa ti aspetti dalla stagione che verrà?
Sarò un lungo che parte dalla panchina e che si deve guadagnare i minuti con il duro lavoro in palestra. Ne sono consapevole. Ho cercato di farlo anche nel primo anno a Cantù. La mia etica del lavoro è e rimarrà questa. Starà a me meritarmi più spazio possibile ottenendo la fiducia di coach ecompagni.
Un duro lavoro fatto sicuramente anche a Tortona, con cui hai disputato una buona stagione, vincendo anche un’inaspettata Coppa Italia di A2. Come giudichi la tua ultima stagione?
Sicuramente positiva. Abbiamo vinto, come dicevi, una Coppa Italia totalmente inattesa, entrando per il rotto della cuffia tra le partecipanti e non godevamo dei favori del pronostico. In realtà mi sarei aspettato di giocare di più in alcuni frangenti, però è stato tutto sommato positivo. Per quello che mi è stato concesso non potevo fare più di così. Sono sereno con me stesso per aver sempre dato tutto. Purtroppo a livello di squadra abbiamo avuto un calo nell’ultima parte della stagione e non siamo riusciti ad arrivare al 100% ai playoff uscendo al primo turno.
Ultime domanda: anche alla luce di questa stagione a Tortona, c’è qualcosa in cui Francesco Quaglia differisce rispetto a due anni fa, quando vestiva la maglia della Pallacanestro Cantù?
Sono dell’idea che non si finisca mai di imparare, anche se a novembre compirò 30 anni e un po’ di esperienza alle spalle ce l’ho. Mi sento migliorato soprattutto dal punto di vista mentale. La capacità di essere sempre concentrati, sul pezzo, fa la differenza, per non buttarsi giù nei momenti difficili e non esaltarsi troppo in quelli più belli. In più l’anno scorso ho avuto la fortuna di allenarmi con Luca Garri, medaglia olimpica, uno dei giocatori più esperti con cui ho giocato, che mi ha insegnato molto anche dal punto di vista tecnico.

A Francesco Quaglia vanno i nostri migliori auguri per la stagione ventura, e che il duro lavoro che lo contraddistingue possa dare i suoi frutti in campo.





