
E’ stata una 24 Ore di Le Mans piuttosto movimentata quella dei nostri portacolori. Nel secondo appuntamento del Wec, la Porsche di Cairoli e Roda è stata costretto al ritiro, mentre quella di Ebimotors è giunta sesta di classe.
Che la classicissima francese fosse una gara atipica, e mai scontata fino alla bandiera a scacchi, non è certamente una cosa nuova. Ed in questa edizione 2018 della 24 Ore di Le Mans, l’ottantaseiesima della storia valida anche come gara del Wec, anche i nostri piloti hanno provato sulla loro pelle la selettività di questa affascinante corsa.
Il weekend della Porsche #88 del team Dempsey Proton-Racing portata in gara da Cairoli-Roda-Al Qubaisi era tuttavia iniziato per il meglio, grazie ad una fantastica pole position conquistata dal ventiduenne comasco nelle qualifiche di giovedì. Une vera prestazione di forza quella di Cairoli, ripetuta poi in gara dove ha compensato alle carenze di esperienza sia di Roda, alla prima partecipazione alla 24 Ore, che del pilota emirato. Dopo una prima fase condotta nelle posizioni da podio della classifica di classe GTE-AM, qualche disavventura di troppo ha fatto retrocedere la loro 911 Rsr fuori dalla top five; il grande lavoro di Cairoli ha fatto ancora una volta la differenza con il comasco che nel suo lungo stint notturno ha riportato la vettura tedesca a ridosso delle prime tre posizioni.
Quando tutto sembrava pronto per un’ultima parte di gara da protagonisti, la dea bendata ha deciso di intervenire sulla 911 contrassegnata dal numero 88. Intorno all’alba, infatti, la sospensione posteriore ha ceduto improvvisamente, con il povero Cairoli, al volante in quel momento, che nulla ha potuto per evitare l’impatto contro le barriere all’ultima chicane. Vettura irreparabile e gara finita, ma la prestazione del nostro pilota non è passata certo inosservata, come dimostrato dagli elogi del team manager, Patrick Dempsey.

Per una vettura che non ha visto il traguardo, ce n’è stata un’altra in grado di raggiungere questo importante obiettivo. Stiamo parlando della Porsche di Ebimotors, anch’essa in gara nella classe GTE-AM e portata in gara da Fabio Babini, Erik Maris e l’unica donna al via di questa edizione, la danese Christina Nielsen. I tre hanno raggiunto quello che probabilmente era il grande scopo della squadra di Cermenate, al debutto sul mitico circuito della Sarthe, alla fine sesta di classe marcando anche punti per la classifica del Wec. Indubbiamente un bel regalo di compleanno per il patron Enrico Borghi, che ha spento le candeline proprio nei giorni a ridosso della 24 Ore.
Parlando della classifica assoluta, la vittoria è andata invece alla Toyota numero 8 condotta da Alonso-Buemi-Nakajima. Un successo storico quello del costruttore giapponese che dopo venti tentativi, e la clamorosa debacle del 2016 quando il loro prototipo si fermò all’ultimo giro mentre era in testa, ha sfatato il tabù della 24 Ore di Le Mans. Anche per l’equipaggio si tratta del primo successo in questa corsa, con Alonso che, dopo i titoli in Formula 1, aggiunge un’altra importante pedina alla “Triple Crown; ora al pilota spagnolo manca solo la vittoria alla 500 Miglia di Indianapolis. Dovesse raggiungerla, entrerebbe di diritto nella storia insieme a Graham Hill, unico finora a cogliere le vittorie in queste tre pietre miliari del motorsport.

La festa Toyota è stata completata dalla doppietta, garantita dal secondo posto dell’altra TS050, ovvero quella portata in gara da Conway-Kobayashi-Lopez. L’ultimo gradino del podio è stato infine appannaggio della Rebellion di Beche-Menezes-Laurent, con il primo prototipo non ibrido in classe Lmp1. Nella serie cadetta, la Lmp2, la vittoria è andata alla Signatech Alpine di Thiriet-Lapierre-Negrao, che hanno sfruttato una penalità a gara conclusa nei confronti dei veri dominatori, il team G-Drive. Questi ultimi sono stati esclusi dalla classifica per una irregolarità ad un pit-stop. Un elogio va fatto alla Cetilar Villorba Corse, protagonista di un violento incidente giovedì nel quale la Dallara è andata distrutta. Il tema trevigiano, dopo un paio di notti insonni di lavoro, è riuscito tuttavia a ripristinare il prototipo per il via della 24 Ore. Per loro alla fine è giunto un tredicesimo posto di classe.
Tra le Gt è stato un vero e proprio monologo Porsche, con le due 911 ufficiali vere dominatrici. Christensen-Estre-Vanthoor hanno tagliato per il primo il traguardo, mentre il podio è stato completato dalla prima Ford Gt, quella con il numero 68 sulle portiere. Gara complicata invece per le Ferrari, con la prima 488 in sesta posizione; sulla prestazione delle vetture di Maranello pesa tuttavia una gestione del Balance of Performance che ha fatto parecchio discutere.
Con l’appuntamento cardine del Wec andato in archivio, prossimo round del mondiale endurance sarà la 6 Ore di Silverstone in pieno agosto.





