
Alex Vittalini, pilota di rally comasco, ci ha concesso due chiacchiere riguardo alla sua carriera a quattro ruote tra parecchie curiosità ed anticipazioni sul futuro.
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Classe 1980, Alex Vittalini è uno dei piloti comaschi più esperti in attività, con oltre cento start nei rally di tutta Italia. Iniziata nel lontano 2001, quando prese parte al Rally Città Giardino con una Peugeot 106, la sua avventura con tuta e casco ed un volante tra le mani non si è più fermata, passando dai semplici rally nazionali ai trofei di validità nazionale, conditi perfino da qualche appuntamento europeo. Oltre a diversi podi e piazzamenti di rilievo, l’apice del suo palmares recita la vittoria della classe R3 del campionato italiano WRC 2015, conquistata tra l’altro proprio nella sua gara di casa, il Rally di Como. Come ogni risultato sportivo che si rispetti, la strada per raggiungerlo è stata ricca di sacrifici ed insidie, condotta da quella scintilla irrefrenabile della passione.
Allora Alex, come è nata questo interesse verso il mondo dei rally e le competizioni motoristiche?
Mi sono avvicinato al mondo dei rally grazie a mio padre, che correva quando io ero piccolo. All’età di sei anni ho iniziato a vedere le sue gare, me ne sono perse ben poche, ed una volta cresciuto ho capito che quello poteva essere anche il mio sport. Il mio debutto è stato nel ruolo di navigatore proprio di fianco a mio padre, con cui ho corso un paio di gare passando subito dopo sul sedile di sinistra. La sua passione è diventata ben presto anche la mia.
Il tuo 2017 non è stato molto ricco di gare, ma lo è stato altrettanto dal punto di vista delle soddisfazioni.
Si, abbiamo partecipato a pochi rally per motivi lavorativi, puntando fondamentalmente sul divertimento e senza correre per dei trofei che ci avrebbero impiegato parecchio tempo, oltre al fatto che sono cambiati rispetto a qualche anno fa. Abbiamo deciso quindi di puntare a divertirci senza avere il tarlo fisso del risultato, ma abbiamo comunque vinto due gare, il Rally di Lecco ed il Rally della Riviera.
Nelle ultime stagioni hai sempre corso con la Citroen DS3 R3T. Quali sono i pregi ed i difetti di questa vettura?
E’ indubbiamente una macchina affidabile, infatti abbiamo concluso parecchie gare senza mai riscontrare problemi di alcun genere. Alla guida è molto sincera, ti mette a tuo agio nelle situazioni difficili come sul bagnato o sullo sporco grazie al suo assetto studiato, secondo me, nella maniera migliore dai progettisti Citroen. Per questo la ritengo una vettura professionale, tutte le regolazioni che il pilota apporta rispondono perfettamente. Per quanto riguarda invece i difetti, ne ho evidenziato principalmente uno che risiede nella potenza nel motore. Bisogna cercare infatti di dosarla al meglio, perché tende molto al pattinamento.

Nonostante il CIR (Campionato Italiano Rally) venga definito da molti uno dei migliori campionati nazionali, la bandiera italiana è lontana da parecchio tempo nel mondiale rally. Qual è la tua opinione riguardo a questo delicato argomento e cosa faresti per rilanciare il rallysmo italiano?
Sicuramente per portare il tricolore al top nel mondiale servirebbe una bella spinta a livello economico, cosa tutt’altro che facile. Ci vorrebbe un programma a lungo termine ed un investimento non indifferente che, se ci fosse stata una casa costruttrice italiana presente in veste ufficiale, avrebbe permesso probabilmente a qualche pilota italiano di distinguersi. Secondo me la federazione sta facendo quello che può, portando alcuni giovani nel mondiale senza però avere continuità. In Francia ad esempio è tutto diverso, ci sono Citroen e Peugeot che, insieme ad una federazione ben consolidata, aiutano molto i propri piloti.
Hai corso qualche gara su terra, San Marino e Adriatico su tutte. Come ti sei trovato su questo fondo e perché hai deciso di propendere maggiormente per l’asfalto?
Principalmente perché trovare gare su terra nella nostra zona è praticamente impossibile e quindi le trasferte diventavano un po troppo impegnative. Inoltre, era necessario il kit da terra e tutto il necessario per correre su questo fondo. Ho fatto queste due gare perché rientravano nel trofeo per cui stavo competendo, con dei risultati abbastanza buoni. Logicamente contro gente che corre spesso sullo sterrato ci sarebbe voluto ancora tempo ed esperienza per arrivare ai livelli giusti. Ci siamo comunque sempre divertiti e difesi abbastanza bene.

Nella tua esperienza compaiono anche diverse gare in pista. Confrontandole con i rally veri e propri, quali principali differenze hai riscontrato?
Indubbiamente sono diversi, i rally su pista non rispecchiano molto l’essenza della disciplina. Abbiamo avuto la fortuna di correre un paio di volte il Monza Rally Show e, basandomi sulla esperienza, mi è sembrato tutto molto differente. In pista cambiano tutti i riferimenti, oltre al fatto che il percorso è ben noto a grandi linee, mentre nei rally su strada ogni curva è diversa dall’altra. E’ in poche parole un altro mondo, dove cambia anche il ruolo del navigatore, tanto fondamentale al 100% nei rally veri e propri ma poco influente in quelli in pista.
Programmi per il 2018?
Per questa stagione è ancora tutto da definire, ma almeno la prima parte dell’anno la dedicherò al lavoro dato che abbiamo intrapreso una nuova attività piuttosto impegnativa. Saremo infatti coinvolti nella costruzione dei nuovi serbatoi voluti dalla Fia, che andranno ad equipaggiare le nuove vetture da rally. Molto probabilmente prenderemo parte a qualche gara spot, tra cui spero il Rally di Como, che mi piacerebbe correre con una macchina più performante rispetto alla mia Citroen DS3 R3T. Tutto però è ancora in fase di definizione.
Non ci resta altro che augurare un grosso in bocca al lupo ad Alex Vittalini ed alla sua stagione 2018.
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